Quando la cicogna porta la crisi di coppia..ne parla la dott.ssa Francesca Berti

“Lo abbiamo desiderato tanto. E siamo stati felici di sapere che aspettavamo Andrea. Ci siamo divertiti a risistemare la casa per accoglierlo. Siamo stati al settimo cielo quando lo abbiamo avuto finalmente fra le braccia. Ma lentamente qualcosa è cambiato. La distanza tra noi è aumentata e anche la freddezza. Il suo arrivo ci ha allontanati..”

Molte coppie raccontano di crisi che percepiscono essere iniziate con la nascita dei figli.
In maniera spesso inaspettata un evento che è atteso con gioia e trepidazione si trasforma in un percorso a ostacoli per costruire un nuovo equilibrio familiare.
Negli ultimi trent’anni le separazioni nei primi tre anni di vita dei figli sono in costante ascesa.
E’ stato anche coniato il termine “Baby Shock” per definire questo fenomeno, a sottolineare il forte impatto che sta avendo sulla nostra società.
Al di là dei numeri, l’arrivo del primogenito sicuramente porta una rivoluzione enorme nella nostra vita di coppia: se prima ci guardavamo negli occhi, adesso guardiamo insieme verso qualcun altro, fuori da noi. E’ certamente un cambiamento evolutivo, perciò naturale e positivo, ma non bisogna sottovalutare i segnali di disagio, che troppo spesso compaiono precocemente e non sono adeguatamente ascoltati.
In greco il termine crisis deriva dal verbo krinein decidere, distinguere e significa, quindi, scelta, decisione. La parola crisi può essere intesa nel senso di grave incertezza, instabilità e difficoltà in relazione all’accumularsi di conflitti irrisolti che i partner non hanno saputo gestire.
Ma crisi significa anche momento di passaggio che richiede scelte non più rinviabili e offre la possibilità di un’evoluzione positiva.
Vivere insieme è un percorso di continua co-costruzione fondata sulla capacità di conservare quello che c’è e di creare insieme il nuovo.
Come ogni fenomeno dell’esistenza umana anche la vita di coppia è un processo, un continuo divenire il cui cambiamento si costituisce attimo dopo attimo e può portare alla trasformazione positiva della coppia, se le persone riescono a tenere in vita un nucleo di base, la relazione d’amore, accompagnandolo con la modifica pressoché continua delle modalità espressive e dello stile di vita.

Questi tempi difficili, in cui sembra che i ruoli sociali vadano ridefiniti in maniera più funzionale, offrono una grande occasione al nuovo uomo e alla nuova donna: mettere insieme e ricombinare in modo creativo la propria autorealizzazione all’interno della relazione. Nella nostra epoca viviamo con paura e diffidenza le relazioni affettive. La paura di amare e di essere amati permea i nostri rapporti, convivendo con il bisogno di sentirci al sicuro e accettati dall’altro.
L’arrivo di un figlio, portando con sé uno stravolgimento degli equilibri di relazione raggiunti, può amplificare le differenze, le difficoltà, i conflitti.

Molti sono i fattori coinvolti.

Appartenenza di genere. Maschi e femmine attivano aree cerebrali molto diverse nell’affrontare e risolvere un problema. Esistono enormi differenze strutturali, chimiche, genetiche, ormonali che connotano il nostro genere di appartenenza. Questo si riflette su come percepiamo le situazioni e come intendiamo affrontarle: nei maschi sono più sviluppate l’area dell’impulso sessuale e l’amigdala, che regola la paura, la rabbia e l’aggressività. Per istinto gli uomini sono più razionali e meno viscerali. Le donne hanno la corteccia prefrontale maggiormente sviluppata, perciò sono più spiccati il pensiero critico e la capacità di gestire le emozioni, anche se proprio dalle emozioni le donne rischiano di essere sopraffatte più spesso dei loro compagni.

Albero genealogico. L’arrivo di un figlio fa spesso riemergere le difficoltà di relazione vissute in seno alla propria famiglia di origine. Situazioni irrisolte che abbiamo messo da una parte e che fino a quel momento non hanno avuto un grande impatto nella nostra vita quotidiana di adulto, ritornano in primo piano, producendo conflitti interni tra il nostro ruolo di figlio/a e quello di genitore. Modelli che abbiamo combattuto possono spingere dentro di noi per riattivarsi e tendere a riprodursi, come fossero fuori dal nostro controllo.

Autoreferenzialità. Spesso siamo troppo concentrati sul nostro “programma” personale e percepiamo l’altro come un ostacolo alla sua realizzazione. C’è una radicalizzazione dell’individualismo, dove uomini e donne cercano nel tu il proprio io, caricando la relazione di un peso insopportabile e confondendo gli obiettivi personali con quelli della coppia.
La vera sfida è essere capaci di fare la scelta giusta insieme all’altro e non contro il suo parere. Sintonizzare emozioni e pensieri nel primo triennio di vita dei nostri figli è una montagna da scalare.

Autostima. Un altro fattore importante è l’autostima: tanto più sono sicuro di me, tanto più sarò in grado di comprendere, accettare e quindi armonizzarmi con la posizione dell’altro.

E allora? Come uscire dal tunnel?
Alcuni aspetti della relazione richiedono più attenzione e cura che in altri fasi della vita di coppia.

Comunicazione funzionale
Come adulti siamo generalmente inclini a controllare le emozioni percepite come negative, evitandole. Questo meccanismo però rischia di dare ancora più potere di controllare le nostre esistenze, soprattutto in un momento in cui le certezze vacillano, i dubbi si moltiplicano, come quando sono diventato genitore da poco tempo. Maggiore è la nostra capacità di espressione dei nostri reali sentimenti, più probabilità avremo di essere ascoltati, accolti, curati.

Come gli uomini celano i loro veri sentimenti
Gli uomini ricorrono alla collera per sfuggire a sentimenti dolorosi quali tristezza, afflizione, senso di colpa e paura; ricorrono all’indifferenza per sfuggire alla collera; possono sentirsi offesi per evitare di sentirsi feriti; diventano presuntuosi per evitare di sentirsi inadeguati; utilizzano l’aggressività per evitare di sentire la paura.

Come le donne celano i loro veri sentimenti
Le donne manifestano ansia per sfuggire a sentimenti dolorosi quali collera, sensi di colpa, paura, delusione, imbarazzo, tristezza; sperimentano paura e incertezza per evitare collera, dolore, tristezza; ricorrono a speranza e gratitudine per evitare tristezza e disillusione.

Un rapporto è sano quando entrambi i partner sanno di poter chiedere ciò di cui hanno bisogno e di poter dire di no, senza provocare ripercussioni negative.

Un esempio.
Gli uomini hanno un grande bisogno di essere accettati, rassicurati sul proprio valore, perciò ogni richiesta di aiuto può significare che non li accettiamo come sono.
Qualsiasi tentativo di migliorarlo gli farà pensare che lo volete cambiare perché non è all’altezza. Perciò imparando a chiedere correttamente aiuto, le donne potranno non solo ottenerlo, ma far sentire il proprio uomo amato.
Se una donna non riceve un’immediata risposta positiva dal suo uomo, in genere inizierà a cercare di far valere le proprie ragioni, generando inevitabilmente una discussione.
Una degli elementi fondamentali di una richiesta assertiva è fare una pausa di silenzio subito dopo averla fatta.
Provate: se il vostro uomo risponde a una vostra richiesta con un “Ho da fare, tu sei impegnata?”, voi rispondete “Sì amore, sono molto impegnata anche io. Lo faresti tu per favore?” Poi restate in silenzio. In genere, borbottando, l’uomo assolverà alla richiesta.
Se l’opposizione invece perdurasse incassate il no senza manifestare il vostro disappunto. La richiesta successiva sarà facilmente più accolta, perché lui si ricorderà della vostra comprensione.
Così si eviteranno conflitti e l’uomo non si sentirà svalorizzato rispetto alla sua disponibilità o presenza, garantendone di più. Paradossalmente.

Accettare le differenze
Le mamme sono più protettive e offrono una base sicura, i papà offrono stimoli per l’esplorazione e la messa alla prova delle proprie capacità. Entrambe le funzioni sono fondamentali per una crescita sana, perciò è importante affidarsi alle competenze dell’altro, rinunciando a voler uniformare il nostro stile genitoriale.
Valorizzare l’altro è vitale per la coppia che si confronta con compiti nuovi e complicati e deve trovare un nuovo equilibrio.

Dare spazio all’intimità e alla sessualità
Nei primi momenti dopo che è nato il bambino è normale che la coppia sia completamente assorbita dal suo accudimento, ma troppo spesso l’attenzione viene dedicata esclusivamente al nuovo arrivato per un tempo troppo lungo, tralasciando l’erotismo della coppia, inteso come gioco, scambio, desiderio, divertimento. Prendersi del tempo per la coppia, anche se limitatamente rispetto a prima, è una risorsa fondamentale per creare stabilità e complicità e affrontare gli “intoppi” quotidiani con maggiore rilassatezza e autoironia. Le donne si trovano improvvisamente in un rapporto simbiotico con il bambino e il compagno può sentirsi escluso, poco importante.
Il desiderio, che prima era spontaneo e libero, può affievolirsi, opacizzarsi e non essere avvertito più come prima.

Non allarmatevi se in questo momento non si prova alcuna spinta sessuale verso il partner: è un momento giustificabile e passeggero. Il calo del desiderio è più frequente nelle donne in questo periodo, ma può riguardare anche i neo-papà.

Non aspettate che torni il desiderio. Il desiderio si autoalimenta, così come i cali del desiderio; occorre mantenere acceso il desiderio e gradualmente l’intimità riprenderà.

Riprendete con gradualità i contatti. Bisogna recuperare la dimensione erotica in senso ampio. Un riavvicinamento graduale alla sessualità può aiutare a riassaporare un po’ per volta i piaceri dell’intimità.

E’ importante ricordarsi sempre che l’alleanza di coppia è fondamentale per sostenere la costruzione dei rispettivi nuovi ruoli genitoriali. Per costruire rapporti validi e duraturi bisogna accettare le diverse stagioni dell’amore. A volte fluisce automaticamente, a volte ha bisogno di molto impegno.

Quando da soli non si riesce a trovare il “bandolo della matassa” è il caso di ricorrere all’aiuto di uno specialista che aiuti a fare un percorso individuale o di coppia per individuare con chiarezza dove si interrompe il contatto e poterlo così ripristinare, prima che i dissapori si trasformino in rancori.
Spesso è necessario ridefinirsi come individuo, rispetto al nuovo ruolo sociale, prima di poter ristabilire un nuovo equilibrio funzionale nella coppia.
Come fossimo all’inizio di una relazione nuova con l’altro ma con il bagaglio di esperienze fatte insieme.
Un amore a “seconda vista”, che implica impegno, consapevolezza, scelta.

“Che coss’è l’amor” – Laboratorio esperienziale per imparare a navigare nel mare delle relazioni affettive.
Il percorso avrà inizio il 5 maggio e si terrà presso Spazio Co-stanza.
Per informazioni e iscrizioni:
Dott.ssa Francesca Berti,
tel. 347/1179700
francescaberti2@gmail.com

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Bibliografia
• Baby shock. La coppia alla prova quando nasce un bambino, De Vecchi, Milano, 2007
• Le cose dell’amore, Umberto Galimberti, Universale Economica Feltrinelli, 2004
• I papà vengono da Marte, le mamme da Venere. Il manuale per i genitori a uso terrestre. A. Pellai, B. Tamborini. De Agostini editore, 2014
• La vita di coppia: il legame d’amore tra attaccamento e autonomia. A.R. Ravenna. Formazione IN Psicoterapia, Counselling, Fenomenologia, numero 12.

Leggi di più sul mio lavoro: sostegno psicologico nella pro-creazione e terapia di coppia.

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